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Ritengo che l'espressione di giudizi (di qualsiasi natura essi siano) su Israele e sull'operato delle sue Amministrazioni debba essere sempre molto prudente e attenta. Lo Stato d'Israele rappresenta una sorta di anomalia storica: fondato artificiosamente nel '48 per dare una terra a quanto restava degli Ebrei europei appena reduci dall'Olocausto nazista. Vi era stato, peraltro, un precedente: prima di passare alla 'soluzione finale del problema ebraico', annunciata nella tristemente famosa conferenza di Wannsee nel '42 dal 'fedele Heinrich' (Himmler) di concerto con gli altri suoi accoliti (Reinhard Heydrich, Adolf Eichmann, ecc.), gli stessi Himmler e Heydrich avevano lavorato per diverso tempo all'ipotesi di spedire tutti gli Ebrei europei in Madagascar, che in tal modo sarebbe poi divenuto un Israele ante litteram. Poi, però, gli alti costi che l'operazione avrebbe comportato, i tempi lunghi per il suo completamento e le minacce continue della flotta inglese durante il lungo tragitto in nave, dopo molteplici valutazioni sconsigliarono in definitiva tale soluzione. Quindi, il problema di individuare un territorio che potesse ospitarli si pose già allora, anche se solo e semplicemente per realizzare un Reich millenario 'Juden free'. E' altrettanto necessario osservare, peraltro, che, essendo i territori mediorientali sui quali furono tracciati nel '48 i confini dello Stato Ebraico un ex protettorato inglese, questi ultimi e, per esteso, il consesso tutto delle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale avevano tutti i diritti di fare come meglio credevano, nell'ottica di dare una Patria ai poveri sopravvissuti ai lager nazisti per mettere finalmente un punto alla questione ebraica e scoraggiare e prevenire future ulteriori persecuzioni: sei milioni di morti potevano ben bastare. E' pur vero che Benjamin Netanyahu non è certo un moderato, tutt'altro, ma ritengo che per noi occidentali sia molto difficile poter comprendere appieno le ragioni e le reazioni del popolo ebraico e della sue amministrazioni utilizzando i nostri usuali metri di misura, la nostra morale e il nostro buon senso. Dicevo prima: sei milioni di morti possono bastare: ebbene, io credo che, al netto delle frange ultraortodosse che pure hanno le loro buone colpe, avendo continuamente intrapreso campagne espansionistiche illecite e anche sostanzialmente immotivate (i famosi coloni coi loro kibbutz, ecc.), la popolazione ebraica, oggi, non è più disposta a scendere ad alcun compromesso riguardo alla sua sicurezza né - tantomeno - ad accettare di essere non solo sotto continua e costante minaccia, ma anche di dover subire colpi terribili, vigliacchi e sotto alla cintura come quello del 7 ottobre scorso, oltre ai continui cannoneggiamenti e lanci di razzi di cui sono vittime da sempre. Sei milioni di innocenti, sicuramente, richiedono che ne sia onorata la memoria agli occhi dei loro discendenti di oggi. Certo, la scelta della collocazione geografica del nascituro Stato d'Israele non poteva essere più infelice, ma a chi dare la colpa in quel tempo turbolento di disorientamento e distruzione...?

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Grazie per il tuo commento.

Sono assolutamente d'accordo che per noi è impossibile pensare come un israeliano (o un palestinese) e Israele certamente deve risolvere il suo problema di sicurezza una volta per tutte. Ciò premesso, le stesse violente frizioni all'interno del governo israeliano (Gallant, Benny Gantz) , e le manifestazioni di piazza per un cessate il fuoco anche temporaneo che consenta di recuperare i pochi ostaggi rimasti o almeno i loro corpi, dimostrano che la strategia di Netanyahu di sparare nel mucchio colpendo Hamas e palestinesi non solo è umanamente ingiustificabile ma anche militarmente assurda. In 7 mesi di guerra è stato individuato e distrutto solo il 35% dei tunnel dove si nasconde Hamas , e nelle ultime settimane si è tornati a sparare anche nel Nord di Gaza perchè è praticamente impossibile sradicare i terroristi da tutti i buchi. Ma intorno a quei buchi c'è gente, come ho scritto, il cui silenzio non va interpretato come sostegno ad Hamas ma come paura delle terribili ritorsioni i di cui sono capaci i cosiddetti miliziani. Hamas usa uomini, donne e bambini come scudi umani: Israele non è Hamas e dovrebbe dimostrarlo. C'è voluto un molo costruito dagli americani per portare aiuti che ancora sono insufficienti, così non si può continuare. Il mondo era con Israele dopo il 7 ottobre, oggi tre stati europei lo sfidano riconoscendo la Palestina e gettando ulteriore benzina sul fuoco,. Urge secondo me, un cambio della guardia - vedi ultimatum di Gantz a Netanyahu - che consenta di riordinare le idee e capire come andare avanti raccordandosi con tutti gli alleati, a cominciare dagli Stati Uniti: senza il loro aiuto non ne sarebbero caduti soltanto 9 di missili iraniani sul suolo israeliano. E poi, come scrivevo sopra, dobbiamo fare il tifo perchè si riesca a coinvolgere una nuova leadership palestinese credibile che possa riaprire seriamente la prospettiva di una soluzione a due stati. Riconoscere ora lo Stato palestinese, a mio avviso, con un territorio diviso tra la violenza di Hamas e la corruzione dell'Anp, non solo è inutile ma anche dannoso.

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Certo, questo momento era il meno adatto in assoluto per il riconoscimento dello Stato Palestinese. Hanno inteso di dare una sorta di ultimatum a Netanyahu in questo modo? Forse, ma sarebbe stato molto meglio non farlo proprio ora. I metodi utilizzati da Israele a Gaza in risposta ai gravissimi fatti del 7 ottobre sono senz'altro discutibili, però (raccordandomi a quanto ho precedentemente scritto a proposito dell'Olocausto) è anche vero che un simile covo di serpenti, un tale nido di vespe alla porta di casa è sempre stato inaccettabile per gli israeliani. Non poteva non essere inaccettabile: non lo sarebbe per nessuno, figuriamoci per loro... Dopo il tentato sterminio durante la Seconda Guerra Mondiale, come si può pensare che quel popolo possa accettare come ineliminabile un'altra nuova e concreta minaccia alla propria esistenza? Sarà accettabile avere all'uscio di casa un'organizzazione terroristica infiltrata dappertutto sostenuta e finanziata dall'Iran con lo scopo dichiarato (e programmaticamente attuato) di cancellare Israele dalle carte geografiche...? Del resto, se non faossero accaduti i sanguinosi e rivoltanti fatti del 7 ottabre, Israele non avrebbe intrapreso la vasta azione militare a Gaza: il 7 ottobre è stata un po' la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e credo ci sia di che capirli, gli israeliani. Poi, dopo tutti questi mesi, la moderazione avrebbe potuto anche prevalere, soprattutto tenendo conto dell'altissimo costo in vite umane incolpevoli, anche se, a parer mio, resta poi da vedere fino a che punto anche i civili (perlomeno una parte) non simpatizzino con Hamas e non ne condividano obiettivi e strategie... Comunque, finché esisterà un'entità che dichiara apertamente che la cancellazione di Israele è la sua assoluta priorità, credo che non vi sarà posto per alcun processo di pace in quelle zone. Se la leadership palestinese attuale a Gaza è (come è) solo e semplicemente un'organizzazione terroristica, in fondo significa che quei popoli non riescono ad esprimere molto d'altro o di diverso da quello, e un cambio sostanziale di leadership lo vedo poco probabile.

M. Crotritgiigainai

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